NO, NON E’ UN CITTADINO ILLUSTRE
14 febbraio 2020
2 agosto 1980, attentato alla stazione di Bologna: 85 morti e 200 feriti. Con sentenza definitiva in Cassazione, l’ex capo della P2 Licio Gelli viene condannato per depistaggio delle indagini. E in questi giorni la magistratura bolognese avanza la gravissima ipotesi di un diretto coinvolgimento di Gelli nella strage.
17 marzo 1981, nella fabbrica Giole a Castiglion Fibocchi gli inquirenti trovano la lista degli iscritti alla loggia P2. Gelli prima fugge, poi si costituisce. Nel 1983 la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta da Tina Anselmi, conclude i lavori definendo quella loggia deviata una “organizzazione criminale ed eversiva”.
Questi fatti vanno ricordati a chi non ha vissuto quegli anni e a chi, pur avendoli vissuti, dimentica o sottovaluta o riabilita vicende gravissime per l’Italia e per Arezzo, come il torbido e mefitico intreccio tra spregiudicati affaristi, terroristi neofascisti, settori deviati dello Stato che volevano fermare le organizzazioni di sinistra con ogni forma di violenza, stragi comprese.
Anche in quegli anni ad Arezzo alcuni fecero finta di niente o minimizzarono, altri, invece, combatterono a viso aperto. Ad Arezzo l’allora Pci a più riprese denunciò la gravità della situazione e i rapporti tra Gelli e settori dell’estremismo nero aretino. Per averlo fatto ci fu chi subì condanne per poi essere assolto definitivamente. Questo impegno dette vita a molte iniziative, tra cui vanno ricordati il convegno “La vicenda della P2, poteri occulti e Stato democratico” tenuto nel novembre del 1982 e la manifestazione “Gelli e la P2: spezziamo la nuova ragnatela” del gennaio 1989 (di queste iniziative alleghiamo le immagini).
Recentemente il Sindaco Ghinelli ha definito Gelli “un cittadino illustre”. Moltissimi aretini, e noi tra questi, ritengono che questo giudizio non solo sia totalmente sbagliato, come appurato dalla storia e suffragato dalle inchieste della magistratura, ma non porti onore a chi l’ha pronunciato e all’intera città. Arezzo si merita altro.
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