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La casa è un problema serio, le proposte di Arezzo 2020

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Sono centinaia le famiglie che ogni anno, ad Arezzo, presentano domande per essere aiutate a sostenere i costi della casa in cui vivono. Quando il lavoro è precario, i contratti di lavoro non vengono rinnovati e si finisce in cassa integrazione; quando una persona sola lavora e gli altri familiari sono a carico o ci sono anziani malati o disabili o molti bambini, ci vuole un aiuto da parte del Comune: per pagare regolarmente l’affitto, per trovare una casa sul mercato delle locazioni private, per ottenere un alloggio di proprietà pubblica.

Ecco alcune proposte di “Arezzo 2020 per cambiare a sinistra” per affrontare questo problema.

–   E’ necessario un forte sostegno ai redditi delle famiglie più fragili, che sono tante nella nostra città. I fondi pro-affitto attuali soddisfano soltanto il 22% delle domande presentate e il contributo comunale per ogni famiglia è così basso da apparire ridicolo, rispetto alla spesa annuale per l’affitto. Le  risorse per i “contributi affitti” sono state del tutto insufficienti, negli ultimi cinque anni, rispetto al grave bisogno sociale. Vanno aumentate.

–  Occorre realizzare progetti di riuso del patrimonio edilizio esistente, anche con l’acquisizione di proprietà private inutilizzate da trasformare mediante interventi di rigenerazione urbana nelle periferie e nel centro storico. Nella parte centrale di Arezzo (centro storico e zona dentro le mura) gli abitanti sono diminuiti drasticamente. Quest’area della città, soprattutto negli ultimi anni, ha perso la sua funzione abitativa, le funzioni essenziali per il vivere e l’abitare sono state snaturate e impoverite. Rivitalizzare il centro storico significa anche riportarci le famiglie a viverci stabilmente. Perciò occorre un censimento dei contenitori in disuso per valutarne la possibilità di recupero alla funzione abitativa, attraverso progetti pubblici e privati conformi alle finalità sociali del Comune e con indispensabili linee di credito regionali e investimenti comunali.

–  Serve progettare e realizzare immobili di tipologia non tradizionale, soprattutto attraverso il recupero e il riuso degli edifici abbandonati o in disuso. Occorrono alloggi organizzati specificamente per gli utenti svantaggiati (per condizioni di età o di salute, per stato di disagio socio-economico) inseriti in contesti di rete sociale, dotati di strutture e spazi di utilità collettiva, secondo modelli di cohousing già sperimentati in altri Paesi europei.

–  Bisogna investire nella qualità della periferia urbana, di cui l’edilizia residenziale pubblica rappresenta una parte significativa del patrimonio abitativo, anche per l’elevato numero di alloggi (oltre 1.100 nel solo Comune di Arezzo). Le case popolari devono essere mantenute, risanate e ristrutturate quando il passare degli anni lo rende indispensabile. Ciò significa investire nella manutenzione e nel risanamento degli alloggi popolari di proprietà comunale e gestiti da Arezzo casa spa.

Il Comune di Arezzo, negli ultimi cinque anni, ha destinato ben poche risorse proprie al problema della casa. Non sono stati fatti investimenti, nessun piano di recupero, nessun progetto per aumentare il numero delle “case popolari”. La politica della casa deve cambiare: destinando al problema abitativo significative risorse del bilancio comunale, cercando finanziamenti regionali e statali, progettando nuove, efficaci soluzioni abitative.